Autore: |
Turczi David
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Artista: |
Vari Artisti
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Editore: |
Pixie Games
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Numero giocatori: | 1 - 4 | ||||||
Durata media: | 120 minuti | ||||||
Tipologia giocatori: | Da 14 anni | ||||||
Ambientazione: | Il Gran Sacerdote è morto: chi salirà al suo posto? | ||||||
Categoria: |
Sviluppo-Ampliamento
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Meccanica: |
Piazzamento lavoratori
Scambio risorse |
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Motore: |
Carte
Uso di risorse varie, segnalini, pezzi speciali |
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Componenti: | Visualizza la lista dei componenti | ||||||
Materiale Utile |
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Grafica: | 7 |
Regolamento: | 8 |
Gradimento: | 8 |
Fortuna: | 1 |
Difficoltà: | 4 |
Valutazione BGG | |
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Voto: | 7.41 |
Votanti: | 2.781 |
Classifica: | #1142 |
Valutazione riviste | |
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Ilsa: | B |
Plato: | A |
Spielbox: | B |
Win Magazine: | N.D. |
La ditta Board&Dice sembra essersi specializzata in giochi abbastanza complessi e tutti ambientati nell’antichità: TAWANTINSUYU: THE INCA EMPIRE non deroga da questa particolarità e neppure dal “vezzo” di avere un titolo che comincia per “T” dal cognome dell’autore, David Turczi.
Il tabellone ci mostra il grande tempio pentagonale di Coricancha, suddiviso in 5 settori, ognuno dei quali presenta tre livelli di altezza: in ogni area sono stampati dei simboli “religiosi” e delle icone “risorsa/azione”. Attorno al tempio sono schematizzate quattro regioni da conquistare, un tempio ed un villaggio, oltre ad un piccolo accampamento di Nomadi. I giocatori ricevono un segnalino “Sacerdote”, cinque “scalinate” ed una serie di dischetti per evidenziare le loro conquiste.
Accanto al tabellone trovano posto le tessere “edificio” e “tappeto”, le statue degli Dei (grandi e piccole) e le risorse del gioco: patate, mais, pietre e oro. Infine c’è un sacchetto di lavoratori, dei meeples colorati aventi diverse funzioni: architetti (blu), costruttori (verdi), guerrieri (rossi), sacerdoti (bianchi) e corrieri (gialli). Completano la componentistica un mazzo di carte “Dio” ed uno di carte “Esercito”.
Ad inizio partita ogni giocatore riceve 2 lavoratori (pescati a caso dal sacchetto) e 8 carte “Dio”: ne deve conservare in mano soltanto tre, mentre le altre cinque vengono rivelate e gli assegnano le risorse indicate. Nei turni successivi ogni giocator può usare un “Dio” per piazzare uno dei suoi lavoratori sul simbolo indicato dalla carta, pagando un certo numero di risorse cibo a seconda della posizione scelta. In cambio può sfruttare da 1 a 3 delle icone adiacenti al lavoratore appena piazzato: costruire scalinate (per ridurre i costi di piazzamento), acquistare un edificio, costruire statue, acquistare tappeti, mercanteggiare, prendere carte militari o far produrre un edificio.
Altrimenti il giocatore può effettuare due delle seguenti azioni “alternative”: vendere statue (per avanzare sul tracciato del tempio), spendere mais (sempre per avanzare nel tempio), riattivare edifici o carte “tappati” dopo l’utilizzo o effettuare una conquista (giocando o eliminando il numero di carte indicato nella casella scelta ed incassando il bonus relativo). A fine turno il giocatore può ingaggiare un nuovo lavoratore dal villaggio: quando non ce ne sono più si effettua un “festival” per assegnare dei Punti Vittoria (PV) in base ai risultati acquisiti. Poi si ripristinano i lavoratori nel villaggio e si ricomincia: la partita finisce dopo il terzo Festival e chi ha più PV vince.
Le prime due partite a TAWANTINSUYU: THE INCA EMPIRE devono essere considerate semplici… allenamenti per capire ed imparare la meccanica utilizzata e per rendersi conto delle (tante) possibilità offerte dal gioco. In generale ci si rende subito conto che le conquiste ed il commercio sono molto importanti, e di conseguenza sarà necessario procurarsi un buon numero di “Tappeti” e di “Carte Esercito”.
Per questo motivo il piazzamento dei lavoratori sul grande tempio di Coricancha deve essere fatto con giudizio ed in modo da mettere i propri lavoratori adiacenti alle icone giuste ed utilizzando i colori più appropriati per sfruttarne il bonus. In linea di massima ogni lavoratore può infatti eseguire una delle tre possibili azioni adiacenti alla sua postazione, ma queste possono essere potenziate avendo altri meeples dello stesso colore nelle adiacenze (1 azione extra per adiacenza) o sfruttando le loro specializzazioni.
Gli Architetti (blu) eseguono un’azione extra se posizionati su una icona blu, così come i costruttori (verdi) sulle icone verdi; i guerrieri (rossi) permettono di prendere una carta “esercito” e di riprendere in mano uno dei lavoratori adiacenti; i preti (bianchi) possono eseguire un’azione extra (una sola) pagando 1 patata; i corrieri infine (gialli) pagano un cibo in meno per il piazzamento e se sono i primi ad essere giocati in un settore e permettono di eseguire un’azione extra.
La raccolta dei tappeti serve a creare delle combinazioni di colori e di icone: ogni tessera deve essere messa adiacente ad un’altra ma se le icone dei due lati adiacenti sono uguali il giocatore otterrà un bonus durante i festival: inoltre più un tappeto è lungo (ma i disegni devono essere tutti diversi) e più PV assegnerà alla fine.
Le campagne di conquista vengono effettuate nelle quattro Regioni stilizzate sul tabellone: ognuna di esse ha 5 caselle ed ogni casella indica sia il “bottino” che si ottiene, sia il “costo” da pagare per metterci sopra uno dei propri dischetti: questo costo si paga in carte “esercito” da “tappare” o da eliminare definitivamente. Pagato il prezzo si incassa il bonus. Durante i Festival chi ha la maggioranza di dischetti in ogni territorio ottiene PV extra.
Il gioco è “tosto”, non tanto per le regole, tutto sommato facilmente assimilabili, ma per il numero di alternative sempre disponibili: a volte le decisioni non sono facili perché effettuando un certo tipo di azione si rischia di perdere i vantaggi che darebbe un’altra, ma bisogna prendere rapidamente una decisione e la cosa è facilitata solo se si è presa una chiara linea da seguire.
Rivista | Numero | Anno | Titolo articolo | Pagina | Autore | Tipo articolo |
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Spielbox | 2021/4 | 2021 | Hard work in the Inca Empire | 18 | Weinberg Simon | Recensione dettagliata |
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