Ci sono dei giochi astratti che colpiscono l’attenzione mentre si guarda una partita in corso, e fanno poi venire voglia di provarli il prima possibile: e questo è ciò che mi è successo quando ho visto giocare CABALE la prima volta, per cui pochi giorni dopo è entrato a far parte della mia collezione. Colpisce soprattutto il tavoliere esagonale in legno massiccio sul quale sono state stampate delle caselle esagonali con dei numeri (1-3-6-10-15) che costituiscono i Punti Vittoria (PV) da assegnare a fine partita a chi occupa quelle caselle.

Ogni giocatore riceve un “Alfiere” (un cilindro colorata da piazzare inizialmente su una delle caselle periferiche del tabellone), un certo numero di pedine “Punteggio” e una manciatina di barrette nere (sono le “Barriere” e la loro quantità dipende dal numero dei partecipanti). Al suo turno il giocatore muove l’alfiere in linea retta di quante caselle vuole (con un minimo di una) e poi DEVE effettuare un cambio direzione, continuando a muovere finché lo desidera o non viene bloccato da altre pedine o qualche barriera.

Sull’esagono dove viene effettuato il cambio di direzione si posa una pedina “Punteggio” la quale può ora muovere a sua volta, ma solo per eliminare altre pedine “mangiandole” come nella dama (scavalcandole ed atterrando su una casella “libera” dalla parte opposta).

Come ultima azione della propria mossa il giocatore può posare una “Barriera” sulla maggior parte degli esagoni (ma non su quelli centrali che valgono 10-15 PV): esse impediscono gli spostamenti ed i “salti” (per mangiare un avversario) attraverso quel lato di esagono.

Quando un giocatore finisce le sue pedine, o se gli è impossibile muovere come da regolamento, la partita finisce e si contano i PV: quelli delle pedine rimaste in campo (in base al numero stampato sull’esagono occupato) più 1 PV per ogni pedina avversaria catturata.

L’impressione iniziale, giocando a CABALE, è che si tratti del solito gioco di prese, tipo Dama, con la possibilità di fare poi dei PV in base alla posizione finale delle proprie pedine: impressione sbagliata. Il fatto che si posino le pedine solo nelle caselle dove si effettua un cambio di direzione già la dice lunga sulla necessità di programmare bene non solo la mossa attuale, ma anche la successiva, lasciando il proprio Alfiere in una posizione da cui potersi poi spostare al meglio e nel maggior numero di direzioni possibile.

Durante le primissime partite si ha la tendenza ad attaccare in continuazione le pedine avversarie per mangiarle, ma dopo qualche partita ci si rende conto che non è questa la strategia migliore. È molto più importante stare attenti a piazzare le proprie pedine in esagoni che non possano essere attaccati immediatamente e poi rinforzarle (con altre pedine in appoggio o con delle “Barriere” di protezione in modo da formare pian piano un “nucleo” a rombo, praticamente inattaccabile. D’altra parte i numeri parlano chiaro: una pedina nelle caselle del terzo anello riceveranno 6 PV, mentre per ottenere lo stesso punteggio bisognerebbe catturare ben 6 pedine avversarie.

Naturalmente vale anche il discorso inverso: se vi accorgete che gli avversari stanno cercando di puntare a questo risultato attaccateli immediatamente per eliminare la minaccia. Verso la fine poi sarà importantissimo avere abbastanza spazio attorno al proprio Alfiere da poterlo muovere nel turno successivo e continuare a posare pedine nella parte centrale del tavoliere. Contemporaneamente metterete le vostre ultime barrette in esagoni che blocchino le mosse degli avversari o proteggano le vostre pedine.